Nel 2008, ero uno dei responsabili commerciali di quella che allora veniva definita la Amazon Italiana: CHL
CHL era una società per azioni, figlia della grande bolla della new economy, che l’aveva vista diventare all’inizio del millennio, il più importante marketplace presente sul nostro territorio.
Era un periodo molto diverso rispetto ad oggi, i social stavano facendo le loro prime comparse concrete, e le attività di marketing digitali si limitavano il più delle volte all’invio di newsletter.
Fu proprio in quel periodo che, iniziai a studiare e progettare i primi sistemi di fidelizzazione.
Per prima cosa, come sempre, testai il tutto sui miei negozi creando la FCS card, un sistema che permetteva, a fronte di ogni acquisto effettuato, di ottenere un ritorno in punti calcolati in percentuale.
Tale sistema, basato su un software gestionale semplice ma ben strutturato, trasformava ogni singola card distribuita in un vero e proprio Wallet.
Ogni punto infatti aveva un valore economico convertibile in euro ed utilizzabile fin da subito per le spese all’interno dei punti vendita.
Era qualcosa di più evoluto rispetto alle tradizionali raccolte punti (ogni 100 bollini una pentola) o ai tradizionali sistemi di fidelizzazione (ogni 100 punti 10 euro di sconto).
Cambiava totalmente il concetto.
Quello che avevo capito negli anni era che, la leva del ritorno economico immediato, rendeva meno “pesante” il momento del pagamento, da sempre la fase più delicata nella psicologia dei processi di vendita.
Anzi, maggiore era l’importo speso e maggiore era il ritorno economico!
La cosa funzionava, e funzionava al punto che, iniziai a vendere dei veri e propri pacchetti di fidelizzazione “chiavi in mano” anche alle piccole aziende presenti sul territorio nazionale.
Dentisti, centri estetici, parrucchieri, ristoranti, negozi di abbigliamento fino ad arrivare a piccoli centri commerciali.
Funzionava. Funzionava SEMPRE.
Il mio grande sogno però era un altro.
Mi ero messo in testa di creare all’interno dei comuni, dei veri e propri centri commerciali naturali a cielo aperto.
Avevo pensato di creare una carta fedeltà che potesse essere circolare, e che desse la possibilità a chi la utilizzava, di fare spese nel suo negozio preferito e di utilizzare i vantaggi economici ottenuti, immediatamente in un altro negozio all’interno del circuito.
Immagina lo scenario, acquisto un paio di scarpe, esco dal negozio e vado a fare l’aperitivo pagandolo con la moneta “virtuale” accreditata nel mio Wallet dall’acquisto precedente.
Questo concetto se ci pensi è praticamente identico al cashback attualmente divenuto tanto in auge a seguito dell’iniziativa del nostro governo.
Certo dirai, li ottenevo solo una moneta “virtuale” e tale moneta era spendibile solo nelle attività aderenti all’iniziativa. E’ vero, ma il mio obiettivo era proprio quello di canalizzare le spese all’interno di aziende aderenti al circuito di imprenditori.
Era il 2009 e proposi questa idea a diversi comuni, associazioni imprenditoriali o consorzi ma, purtroppo l’iniziativa che aveva dei costi minimi di startup non decollo mai, almeno non come l’avevo immaginata io.
Sembrerebbe quindi la storia di un fallimento, ma in realtà fu l’inizio di un successo che mi ha permesso negli anni successivi, grazie a questa esperienza, di contribuire alla creazione di un circuito composto da decine di migliaia di aziende…ma di questo parleremo un’altra volta.
Quando ho sentito per la prima volta parlare di un cashback di stato ero eccitato e divertito, un po’ per averci visto “GIUSTO” qualche anno fa, un po’ perché numeri alla mano so che veramente queste iniziative rappresentano un grande contributo per le attività imprenditoriali.
C’è però un grande però!
Come ti dicevo, la difficoltà nel costruire questi sistemi era il costo iniziale. Il cashback è un costo che di solito sostengono le aziende per fidelizzare il proprio cliente. Anche le infrastrutture hanno bisogno di programmazione e manutenzione e sono anch’esse un investimento.
Nel caso di progetti privati è tutto semplice, dato che sono le aziende a sostenere questi costi in cambio dei vantaggi che velocemente abbiamo analizzato poco fa, ma nel caso del Cashback di stato o della lotteria degli scontrini chi è che paga?
Oltre 15 anni di esperienza nel campo del digital maketing mi hanno insegnato una cosa: Se non paghi niente il prodotto sei tu, concetto molto ben espresso nel docufilm Social Dilemma, sarà questo il caso?
In rete girano tanti video che spiegano vantaggi e limiti del cashback di stato, tra tutti ne ho incrociato uno che da una visione un po' diversa.
Ti lascio qui sotto il link per vederlo